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Il 26 febbraio un furgone giallo viene parcheggiato nel sotterraneo B-2 del World Trade Center con un quintale di esplosivo al plastico C-4. Alle 12:17 la bomba esplode generando una pressione di 1034,1 MPa provocando un cratere di circa 30 m, la rottura dell'impianto idrico ed energetico e il black out di onde-radio nell'intera area di Manhattan, linee telefoniche comprese. Una colonna di fumo raggiunge il 93esimo piano di entrambe le torri, soprattutto attraverso le scale, rendendo difficile l’evacuazione e intossicando molti occupanti dell’edificio.
L’obiettivo è quello di far crollare una delle torri addosso all’altra, creando un effetto domino per uccidere duecentomila persone. Ma le torri non crollano.
Durante l'attacco muoiono sei persone e 1042 rimangono ferite, la maggior parte durante l'evacuazione.
Per l’attentato verranno accusato e condannato un commando di terroristi islamici.
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In una fattoria di Waco, in Texas, vivono un centinaio di Davidiani, una specie di setta seguace di David Koresh che si proclama Gesù.
Il 28 febbraio agenti federali decidono di fare una perquisizione alla ricerca di armi e droga, ma l’arroganza degli agenti (che uccidono i cani) trova l’opposizione dei Davidiani. Ne nasce un conflitto a fuoco che vede la morte di 4 agenti. Inizia così un assedio che dura 50 giorni.
La vicenda ha un risalto mediatico e viene seguita in diretta televisiva. Il 19 aprile agenti esperti dell'FBI e reparti scelti della “Delta Force”, utilizzano i carri armati per aprire brecce nelle costruzioni e ci gettano bombe contenenti gas CS, altamente infiammabile, compiendo una strage: 76 tra uomini donne e bambini muoiono, nessun federale rimane ucciso.
Le forze dell’ordine tentano di accusare i davidiani di suicidio di massa, ma poi si scopre la verità. Negli insabbiamenti viene coinvolta anche Hillary Clinton, in relazione alla scomparsa di tre dossier relativi a Waco fatti sparire dall' ufficio di Vince Foster, un' amico della first lady, morto suicida nel ' 93.
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Dopo aver prosciugato le casse della Banca d’Italia senza riuscire ad evitare la svalutazione della lira, Ciampi viene chiamato a guidare l’esecutivo. E’ il 28 aprile, e Ciampi è il primo Presidente del Consiglio non parlamentare della storia della Repubblica Italiana.
Passa direttamente dal governo della Banca d’Italia alla Presidenza del Consiglio, per poi diventare Ministro del Tesoro prima e Presidente della Repubblica poi.
Nel 1993 il settimanale Famiglia Cristiana lo accusa di legami con la massoneria, legata al Grande Oriente d'Italia. Notizie smentite dal diretto interessato.
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Il 30 aprile, all'uscita dell'Hotel Raphaël dove risiedeva, Bettino Craxi viene aspettato da una folla inferocita e bersagliato di oggetti vari, soprattutto monetine. L’episodio, ripreso in diretta tv, avviene all’indomani della negazione dell’autorizzazione a procedere richiesta dalla procura di Milano nell’ambito delle indagini su Mani Pulite. Verrà assunto a episodio simbolo di Tangentopoli.
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La notte tra il 26 e il 27 maggio a Firenze, in via dei Georgofili, esplode un auto imbottita con 277 Kg di un esplosivo simile a quello usato in via D’Amelio a Palermo.
L’esplosione fa crollare la Torre dei Pulci, sede dell'Accademia dei Georgofili, nella quale viveva la famiglia custode uccidendo i due genitori e i due figli (9 anni e 2 mesi di vita). L’incendio seguente uccide uno studente universitario.
L'attentato danneggia gravemente anche alcuni ambienti della Galleria degli Uffizi e del Corridoio Vasariano: il 25% delle opere d'arte viene danneggiato e alcuni dipinti andranno perduti per sempre.
L’attentato risulta collegato a quello di via Fauro a Roma, a quello di via Palestro a Milano e a quello delle chiese di San Giovanni in Laterano e San Giorgio Velabro a Roma.
Condannati esponenti di Cosa Nostra, come in tutti gli attentati del 92/93. Nel 1994 il magistrato Piero Luigi Vigna, responsabile delle indagini, affermò che dietro le stragi c’erano «mandanti a volto coperto» mai trovati.
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La sera del 27 luglio un agente di Polizia nota una Fiat Uno parcheggiata in via Palestro a Milano, di fronte al Padiglione di arte contemporanea, da cui esce fumo biancastro e chiama i Vigili del fuoco. Scoprono la presenza di un ordigno all'interno, ma è troppo tardi: l'autobomba esplode; muoiono l'agente, 3 vigili del fuoco e un immigrato che dorme su una panchina; 12 persone vengono ferite.
L'onda d'urto frantuma i vetri delle abitazioni circostanti, danneggia anche alcuni ambienti della vicina Galleria d'arte moderna e provoca il crollo del muro esterno del Padiglione di arte contemporanea. Durante la notte esplode una sacca di gas che procura ingenti danni al Padiglione, ai dipinti che ospitava e alla circostante Villa Reale.
La strage è opera di Cosa Nostra e si collega agli altri attentati del periodo.
Nel processo si scoprirà che gli autori materiali, dopo aver piazzato la bomba a Milano, proseguono per Roma dove organizzano gli attentati alle chiese di San Giovanni in Laterano e San Giorgio al Velabro.
Nella stessa sentenza si leggerà che la mancata individuazione dei soggetti che a Milano hanno dato sostegno logistico, non ha consentito di verificare i più interessanti mandanti “esterni” delle stragi.
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Il presidente russo Eltsin, al potere dopo il crollo del muro, decide nel 1992 di “aprire al mercato” avviando una serie di riforme economiche che mettono in ginocchio la popolazione.
In poco tempo i prezzi salgono alle stelle, la spesa pubblica viene ridotta, aumentano pesantemente le tasse, molte industrie chiudono e si avvia una prolungata depressione.
Alcuni politici prendono le distanze dal programma, in contrasto con Eltisn, il vice presidente Rutskoy denuncia il programma di Yeltsin come "genocidio economico": durante il primo semestre del 1992 il reddito medio della popolazione diminuisce di 2–2.5 volte.
Si crea così così uno stallo politico tra il Presidente e il Parlamento.
Il 21 settembre 1993 Eltsin decide di sciogliere la legislatura in aperta violazione della Costituzione che non gli dava questo potere e i parlamentari si oppongono. Eltsin decide allora di usare la forza e manda l’esercito ad assalire il Parlamento.
All'alba del 4 ottobre l'esercito circonda l'edificio, dieci carri armati aprono il fuoco sui piani superiori della Casa Bianca e le truppe speciali assaltano la Duma. Decine di deputati vengono uccisi spianando la strada alle “riforme liberali” e al trionfo del capitalismo.
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Il 28 luglio 1993 viene siglato un accordo interconfederale tra Cgli-Cisl-Uil, Confindustria e Governo che pone un altro pesante fardello sulle spalle di Lavoratrici e Lavoratori, in applicazione di quanto concordato per il rinnovo del Ccnl del 1990 e soprattutto con il Governo Amato nel 1992.
Nell’accordo si stabiliscono varie cose. Il Ccnl diventa quadriennale, può trattare solo aumenti legati all’inflazione programmata dal governo salvo poi parzialmente compensare con l’inflazione reale dopo due anni. In pratica il Ccnl sostituisce la scala mobile in peggio, perché non recupera neanche l’inflazione, e il recupero deve essere ottenuto con lo sciopero. Nei contratti aziendali possono essere trattati aumenti solo legati ai risultati aziendali e non si può fare sciopero per tre mesi. Viene modificata la rappresentanza con l’istituzione delle Rsu, privilegiando Cgil-Cisl-Uil con il diritto a 1/3 dei delegati in aggiunta ai delegati eletti nei restanti 2/3. Si peggiora il contratto di apprendistato e di formazione lavoro. Si introduce il lavoro interinale. Praticamente un bagno di sangue per tutti noi.
L’accordo viene formalmente posto a votazione, ma verrà nei fatti approvato solo dal 6% dei lavoratori. Una farsa.